Il quadro, che è uno dei più belli tra quelli che raffigurano Galileo, è conservato a Helsinki ed è stato presentato al pubblico a Firenze per interessamento del prof. Roberto Wys, studioso di arte e letteratura italiana di quella città, in occasione della mostra "l'età di Galileo". Non è stato fatto conoscere il nome del proprietario e quindi occorre ricercarlo per eventuali riproduzioni del quadro. In occasione della sua esposizione fiorentina è apparsa una notizia del quadro sul giornale Corriere della Sera del 26 giugno 1987, che può essere letta qui sotto nel ritaglio.

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L'attribuzione a Domenico Crespi da Passignano è indubbia. Le notizie di cui si dispone sono le seguenti.

ANTONIO FAVARO ha scritto in Studi e Ricerche per una Iconografia Galileiana (Atti del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, A.A. 1912-1913 - Tomo LXXII, pp. 1006-1008);

  E di non minore importanza, sia per l'eccellenza del pittore, sia per le intime relazioni di lui con Galileo è il ritratto che noi sappiamo positivamente essere stato dipinto da Domenico Cresti da Passignano (1560-1638), detto il Passignani, il cui nome ricorre con onorevole menzione negli scritti di Galileo, a motivo delle osservazioni da lui fatte sulle macchie solari, seguendo a tale uopo le istruzioni che gli aveva trasmesse Galileo medesimo. Dove si trovi presentemente l'originale di questo bellissimo ritratto, ignoriamo; possiamo soltanto dire che al principio del secolo XVIII [ sic ] si trovava nella galleria del Principe Poniatowski, e che ne fu procurata una grande (0. m 30 per 0. m 35) incisione da Pietro Bettellini sopra un disegno di Tommaso Minardi, dedicata al Barone di Reden inviato straordinario e ministro plenipotenziario britannico presso la Santa Sede, e fu anche compreso nella raccolta dei cento più grandi uomini curata da Wallace Wood [ Portraitsof the one hundred greatest men of history reproduced from fine and rare steel-engravings , London, 1885, p. 339]. E non potressimo [ sic ] dire, ed anzi non crediamo, sia questo il ritratto che Galileo fece eseguire per compiacere le richieste che istantemente gliene erano fatte dai fratelli Marcello e Mattia Sacchetti di Roma, artisti e costruttori famosi di ville principesche, con i quali egli era in affettuose relazioni. Di tal desiderio Mario Guiducci si faceva interprete presso Galileo, scrivendogli da Roma sotto il dì 6 luglio 1624, cioè poche settimane dopo che egli ne era partito: "Il S. r Marcello Sacchetti bacia le mani a V.S., e insieme col S. r Matteo suo fratello, mi fanno istanza che io procuri d'avere il suo ritratto, che lo vorrebbero mettere in compagnia d'altri personaggi, in certe stanze che hanno messo in ordine a terreno per la state. V.S. sa che anche il Cavalier Marino lo voleva". A questo ritratto sono relative parecchie altre lettere del Guiducci, il quale, avutolo finalmente, così ne scrive a Galileo il dì 26 ottobre 1624: "Non prima che oggi ho potuto avere il rinvolto del ritratto ... Il ritratto, come V.S. scrive, è veramente benissimo fatto e similissimo, né saprei altro apporgli, se non che mi pare che ella sia stata dipinta troppo bianca; ma debb'essere invecchiata da che si partì di qua". Lo trattenne il Guiducci qualche tempo presso di sé, "volendolo prima far vedere a più amici", e finalmente sotto il dì 4 gennaio 1525 scrive d'averlo consegnato a Matteo Sacchetti.

Non è chiaro se Favaro avesse o no dubbi sulla destinazione del quadro ai fratelli Sacchetti. È importante il particolare, che mi sembra identifichi il quadro: " mi pare che ella sia stata dipinta troppo bianca "; infatti il dipinto ci mostra un Galileo canuto. Favaro, commentando in altra occasione un quadro attribuito al Murillo in cui appare la scritta "Eppur si muove", osserva che il pittore sembra ispirarsi al quadro del Passignano per il volto, e aggiunge che qui Galileo sembra invecchiato di dieci anni. In seguito ANTONIO FAVARO tornò sull'argomento in Nuove contribuzioni ad una Iconografia Galileiano (Atti del R. Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, A.A. 1914-1915 - Tomo LXXIV, p. 310):

  Del ritratto che sappiamo essere stato dipinto dal Passignano abbiamo trovato presso il libraio C.A.Rappaport di Roma un disegno (che pare esecutivo dell'incisione), il quale si fa risalire alla fine del diciassettesimo secolo od al principio del decimottavo, e misura 0, m 265x0, m 205. Sul rovescio del cartone sul quale è montato il disegno sono contenute alcune notizie sul pittore scritte a penna in lingua tedesca, e con esse la indicazione che anteriormente al 1867 era posseduto dal dottore Pietro Malenza di Verona, che in detto anno lo vendette ad un ignoto.

Successivamente il Favaro, corresse la precedente affermazione con questa notizia, inserita in Adversaria Galilaeiana serie III (Atti e Memorie della R. Accademia di Scienze, Lettere ed Arti in Padova, vol. XXXIV, p. 9-43, 1918) nell'articolo Ancora per l'Iconografia Galileiana :

  Nella prima serie dei nostri Studi e Ricerche (1), toccando del ritratto di Galileo dipinto dal Passignani abbiamo avvertito che al principio del secolo XVIII si trovava in Roma nella Galleria del Principe Poniatowski; avressimo [ sic ] dovuto dire invece che questo avveniva al principio del secolo XIX, e più precisamente che possessore n'era a quel tempo il principe Stanislao Poniatowski (1754-1833) che teneva la Galleria nel suo palazzo di Via della Croce. Questa Galleria fu venduta in Londra nel febbraio 1839, ma nel catalogo dell'asta non figura affatto il ritratto di Galileo, molto probabilmente perché sarà stato venduto in Italia, prima cioè del trasporto della galleria a Londra. [(1)nota: Cfr. I ( sopra ). Aggiungiamo qui che il Barone di REDEN, al quale è dedicata l'incisione del BETTELLINI, coprì il suo ufficio diplomatico in Roma dal 1820 al 1825: è quindi certo che entro questi limiti di tempo deve essere assegnata la data di quella incisione].

L'ipotesi di Favaro di una vendita in Italia precedente il 1839, come vedremo in seguito, non è corretta.
Occorre ricordare che Pietro Battellini (Caslano 1763 - Roma 1829) aveva inciso, sempre su disegno di Tommaso Mainardi (Faenza 1787 - Roma 1871), anche il ritratto (perduto) di Stanislao Poniatowski, dipinto da Angelica Kauffman nel 1788. Il principe aveva fatto incidere dal Battellini anche un suo quadro del Tiziano, raffigurante la Vergine con il Bambino (Mater Sapientiae).
Stanislao Poniatowski, nato a Varsavia nel 1754 e morto a Firenze nel 1833, era nipote dell'ultimo Re di Polonia. Le sue famose collezioni divise tra i figli, furono nel tempo disperse in varie aste pubbliche, prima fra tutte quella effettuata dalla Casa di Vendite Christie & Manson a Londra, nei giorni 8 e 9 febbraio 1839, ricordata dal Favaro, quando furono venduti 211 lotti, che includevano opere di Giotto, Raffaello, Tiziano, Domenichino, S. Rosa, Rubens, Luini, Mengs, Annibale e Ludovico Carracci, Guardi, Van Dyck, Palma il Vecchio, Andrea del Sarto, A. Kauffman, Holbein, Watteau, Parmigianino, Bronzino, Poussin, Guercino, Pordenone, Reni, Tintoretto, Pietro da Cortona, Masaccio, Caravaggio. In una successiva vendita (30 maggio 1840) andarono dispersi altri 57 quadri di grandi artisti, tra cui: Domenichino, Andrea del Sarto, Paolo Veronese, Bronzino, Cranach, Poussin, S. Rosa, Perugino, Cigoli, Tiepolo. Altri 14 quadri furono venduti da Christie & Manson il 30 giugno 1849, di autori quali: Poussin, Dughet, S. Rosa, Carracci, Piazzetta, Andrea del Sarto, Hogart.
In nessuna di queste aste fu messo in vendita il ritratto di Galileo, dipinto dal Passignano. Infatti esso era ancora in possesso della famiglia, come risulta da un documento conservato nell'archivio Poniatowski di Francia, così intitolato: "A dì 3 luglio 1849 / Inventario dei Mobili esistenti nella Villa di Rovizzano di proprietà dei Sigg. PP. Carlo e Giuseppe Poniatowski formato questo Sud/o Giorno". La preziosa notizia è riportata dal Busiri Vici a p. 337 del suo libro, prima ricordato. Una successiva vendita avvenne il 25 marzo 1867 all'Hotel Drouot a Parigi, in cui furono venduti 24 quadri, con i nomi di autori italiani (Bronzino, Domenichino, Fra Bartolomeo, Guido Reni, Masaccio, Palma il Vecchio), francesi e olandesi (Claudio di Lorena, Rembrandt ecc.). Tra questi non vi era il Galileo del Passignano.
Ultima asta conosciuta, quella a Londra da Christie, Manson & Woods a Londra il 26 maggio 1876 con 13 dipinti di proprietà del primogenito CarloPoniatowski, dove compaiono autori quali Michelangelo, Reni, Dolci, Poussin, Andrea del Sarto ecc. ma non il Passignano.
È pertanto ancora da scoprire con chi è stato il quadro per oltre un secolo.