L'incisione è così descritta nella scheda di MAURO BERNARDINI, della Biblioteca Universitaria di Pisa:

 

VI.1.1 Paolo CARONNI ( Monza 1779 - Milano 1842 )
Ritratto in ovale di Galileo, da dipinto di Giusto Suttermans. Incisione di Paolo Caronni. Milano, 1808. Stampa; bulino; 155x103mm (impronta)
ISCRIZIONI: (sotto l'ovale del ritratto) Paolo Caronni incise. / Galileo Galilei
BIBLIOGRAFIA : Duplessis 1899, n.12; Fahie 1929, p.55
PUBBLICATA IN: Galileo GALILEI. Opere ... Volume primo. Milano, dalla Società Tipografica de' Classici Italiani, 1808.
ESEMPLARI: BUP Corridi i.175.1 ; DG A.C.7
Nel 1765 il granduca Pietro Leopoldo apre al pubblico la galleria degli Uffizi. Tra il 1789 e il 1814 il davidiano Jean Baptiste Wicar pubblica a Parigi i suoi disegni documentari dei Tableaux, statues, bas-reliefs et camées de la Galerie de Florence et du Palais Pitti. Nel 1817 l'editore Giuseppe Molini inizia a stampare la Reale Galleria di Firenze illustrata. Con successivi e diversi inputs l'immagine del Suttermans degli Uffizi viene "caricata" sulla rete europea della stampa e rapidamente conquista il primato di prototipo dominante, generando una numerosa discendenza. La prima riedizione ottocentesca, milanese, delle Opere, si apre appunto con un modesto "cammeo" calcografico che racchiude un'effigie dell'autore tratta, si presume indirettamente (forse tradotta in controparte da una stampa realizzata a Firenze da Galgano Cipriani intorno al 1800), dal dipinto degli Uffizi.
Testimone princeps dell'iconografia galileiana, riconosciuto come tale già nell'ambiente fiorentino di Cosimo III e del Viviani, " sia per l'eccellenza del pittore che lo dipinse, sia per la squisitezza dell'opera d'arte, sia per la rassomiglianza che i contemporanei giudicarono perfetta " (Favaro 1912-13, p.1008 s.), il celebre dipinto ritrae con intensa espressività lo scienziato settantunenne, " assai vivace, pieno di carne, illuminato, in atto di contemplare " (Vincenzo Viviani, citato ibidem, p.1015). Di questa tela, la cui storia, già delineata da Filippo Baldinucci, è stata dettagliatamente ricostruita su documentazione d'archivio da Favaro, " furono eseguite almeno due copie in Francia appena vi fu mandato, e copie innumerevoli ne furono fatte in ogni tempo " (Ibidem, p.1018). E tuttavia, per quanto ne sappiamo, è solo a partire dall'ottocento che il Galileo degli Uffizi determina una tradizione iconografica a stampa significativa.