L'incisione è così descritta nella scheda di MAURO BERNARDINI, (Biblioteca Universitaria di Pisa):

VIII.A.1
Francesco ALLEGRINI ( Firenze 1729-17?? )
Ritratto di Galileo con cannocchiale e stemma, da dipinto attribuito a Giusto Suttermans. Disegno di Giuseppe Zocchi, incisione di Francesco Allegrini. Firenze, 1768.

Stampa; acquaforte e bulino; 297x199mm (impronta)
ISCRIZIONI: (sotto l'immagine) IL DIVINO GALILEO DI VINCENZIO GALILEI / PATRIZIO FIOR.o FILOS.o,E MATEM.o / DI FERDINANDO II. G.D. DI TOSCANA. / nato il dì XVIII Febb:o MDLXIV. morto il dì VIII Genn:o MDCXLII. / Alla Profonda Dottrina,ed Universal'Erudizione dell'Ill:mo Sig:re / Dottore Tommaso Perelli Astronomo e Matematico Celeberrimo. / Preso da un Quadro in Tela di Giusto Subtermans appo l'Ill:mo Sig:re Gio:Batta Nelli. / Giuseppe Zocchi del: Fran:o Allegrini inci: 1762.
BIBLIOGRAFIA: Favaro 1912-13, p.1018; Fahie 1929, p.31

PUBBLICATA IN: SERIE di ritratti d'uomini illustri toscani con gli elogj istorici dei medesimi ... Volume secondo. Firenze, appresso Giuseppe Allegrini, 1768, ritratto XLII.
ESEMPLARI: BUP D.i.1.2 ; D.i.1.6

"In concomitanza con l'arrivo di Pietro Leopoldo si rinverdiscono le glorie toscane con la pubblicazione nel 1766 del primo volume della Serie di ritratti d'uomini illustri toscani... serie largamente divulgativa che ha interesse più per la storia del collezionismo e del mecenatismo minore che per la qualità delle incisioni..." (Borroni 1982). Tra i sessantasette collezionisti toscani che mettono a disposizione dell'editore gli originali riprodotti - "rendendo palese e comune a tutti quello ch'è d'un solo, ed è rinchiuso e spesso invisibile e inaccessibile"- si segnala anche l'architetto Nelli, sacerdote del culto galileiano, che pubblica per la prima volta il più pregevole tra i suoi ritratti del "divino Galileo". Il celebrato vedutista Giuseppe Zocchi (Firenze 1717-1767) quasi in articulo mortis ne consegna il disegno documentario e il deludente Francesco Allegrini, fratello dell'editore, maldestramente lo incide su rame. Sicuramente smerciata anche fuori dalla serie, la stampa poi circola in una "Firenze sommersa dai ritratti d'uomini illustri, che si affacciano dalle botteghe dei mercanti d'arte, finiscono incorniciati alle pareti, emigrano oltralpe" (Borroni cit.)
Favaro e Fahie concordano nell'identificare questo dipinto della collezione Nelli con il secondo ( il terzo per Fahie ) "Galileo" di Palazzo Pitti, attestato e descritto, tra l'altro, da un inventario della Guardaroba granducale del 1663-4 (Firenze, Archivio di Stato, Guardaroba 725, c.54), che sarebbe rimasto in possesso di Vincenzo Viviani, dagli eredi Viviani passato al Nelli, finito poi - forse- nell'ex museo galileiano del conte Paolo Galletti (Favaro 1912-13, p.1018; Fahie 1929, pp.29-31). I due bibliografi dissentono invece circa l'originalità e la paternità del dipinto: Favaro tende a ritenerlo l'autentico Suttermans del 1640, del quale la Galleria Palatina conserverebbe una copia coeva, disposta da Ferdinando II per la galleria di ritratti di uomini illustri; Fahie invece lo congettura una copia tratta dal Passignano del principe Poniatowski (cfr. scheda VII.1), copia commessa sempre da Ferdinando II. Ma anche l'ipotesi condivisa dai due bibliografi apre qualche interrogativo da sciogliere: anzitutto, perché Giuseppe Zocchi, chiamato a riprodurre il quadro per una grande stampa celebrativa, avrebbe malamente amputato l'avambraccio sinistro al vecchio Galileo (inquadrandolo come nella copia della Bodleian Library), mentre nel dipinto dell'inventario seicentesco (e in quello ex Museo Galletti) mostra entrambe le mani, e la sinistra inanellata ? E perché il Calendi, ridisegnando lo stesso dipinto, ricostruisce il braccio sinistro ma solo parzialmente la mano e trascura un particolare, sì secondario, ma caratteristico e identificante come l'anello? (Cfr. scheda VIII.A.2)
Nelli comunque, che pubblica e ripubblica l'immagine metamorfica del suo dipinto, così ne scrive: "Il celebre pittore Giusto Subtermans famoso per la facilità di fare dei ritratti somigliantissimi ... nel 1641 fece parimenti altro ritratto di questo sommo filosofo, nel tempo che era cieco, pel sig. Vincentio Viviani suo dilettissimo scolare", e aggiunge in nota: "Questo quadro fu da me comprato da' mentovati Carlo ed Angelo Panzanini [eredi del Viviani]" (Nelli 1793, p.873).