Quadro del Signor De Sanctis, disegno di De Simoni (tratto da L'illustrazione italiana , Anno III - N. 41 del 6 Agosto 1876, p. 153).

Il quadro del De Sanctis, è indicato da Antonio Favaro (che ne dà le misure: cm 50x70) come facente parte della raccolta del Principe Giovannelli in Venezia.

Galileo offrì il cannocchiale al doge di Venezia Leonardo Donato, accompagnandolo con questa lettera del 24 agosto 1609.

 

228.

GALILEO a LEONARDO DONATO, Doge di Venezia.

[24 agosto 1609]

Arch. di Stato in Venezia. Filza intitolata sul dorso; Terra 1609. Giugno, Luglio, Agosto. Senato I. F. 191. - Autografa.

Ser. mo Principe,

Galileo Galilei, humilissimo servo della Ser. à V. a , invigilando assiduamente et con ogni spirito per potere non solamente satistare al carico che tiene della lettura di Matematica nello Studio di Padova, ma con qualche utile et segnalato trovato apportare straordinario benefizio alla S. tà V. a , compare al presente avanti di quella con un nuovo artifizio di un occhiale cavato dalle più recondite speculazioni di prospettiva, il quale conduce gl'oggetti visibili così vicini all'occhio, et così grandi et distinti gli rappresenta, che quello che è distante, v. g., nove miglia, ci apparisce come se fusse lontano un miglio solo: cosa che per ogni negozio et impresa marittima o terrestre può esser di giovamento inestimabile; potendosi in mare in assai maggior lontananza del consueto scoprire legni et vele dell'inimico, sì che per due hore et più di tempo possiamo prima scoprir lui che egli scuopra noi, et distinguendo il numero et la qualità de i vasselli, giudicare le sue forze, per allestirsi alla caccia, al combattimento o alla fuga; et parimente potendosi in terra scoprire dentro alle piazze, alloggiamenti et ripari dell'inimico da qualche eminenza benchè lontana, o pure anco nella campagna aperta vedere et particolarmente distinguere, con nostro grandissimo vantaggio, ogni suo moto et preparamento; oltre a molte altre utilità, chiaramente note ad ogni persona giudiziosa. Et pertanto, giudicandolo degno di essere dalla S. V. ricevuto et come utilissimo stimato, ha determinato di presentarglielo et sotto l'arbitrio suo rimettere il determinare circa questo ritrovamento, ordinando et provedendo che, secondo che parerà oportuno alla sua prudenza, ne siano o non siano fabricati.

Et questo presenta con ogni affetto il detto Galilei alla S. V., come uno de i frutti della scienza che esso, già 17 anni compiti, professa nello Studio di Padova, con speranza di essere alla giornata per presentargliene de i maggiori, se piacerà al S. Dio et alla S. V. che egli, secondo il suo desiderio, passi il resto della vita sua al servizio di V. S. Alla quale humilmente si inchina, et da Sua Divina Maestà gli prega il colmo di tutte le felicità.

La lettera che Galileo scrisse il 29 agosto 1609 al cognato Benedetto Landucci, che era a Firenze, ci permette di avere maggiori ragguagli sulle circostanze, che hanno ispirato il quadro.

 

231

GALILEO a BENEDETTO LANDUCCI in Firenze.
Venezia, 29 agosto 1609.

Bibl. Naz. Fir. Mss. Gal., P. VI, T. VI, car. 17. - Copia di mano sincrona, in capo alla quale si legge d'altra mano, pur sincrona: «1609. Del Galileo, sopra l'Occhiale». Dubitiamo gravemente dell'autenticità di questa lettera. Cfr. A. Favaro , Galileo Galilei e la presentazione del cannocchiale alla Repubblica Veneta, nel Nuovo Archivio Veneto, Tomo I, Parte I, pag. 55-75.

Car. mo et Hon. do Cogniato,

Doppo che ricevei il vino mandatomi da voi, non vi ho più scritto per mancamento di materia. Vi scrivo hora, perchè ho da dirvi di nuovo che sto in dubbio se di tal nuova sentirete più di contento o di dispiacere, poi che vien tolta la speranza d'havermi a rimpatriare, ma da occasione utile e honorata.

Dovete dunque sapere, come sono circa a 2 mesi che qua fu sparsa fama che in Fiandra era stato presentato al Conte Mauritio un occhiale, fabbricato con tale artifitio, che le cose molto lontane le faceva vedere come vicinissime, sì che un huomo per la distantia di 2 miglia si poteva distintamente vedere. Questo mi parve affetto tanto maraviglioso, che mi dette occasione di pensarvi sopra; e parendomi che dovessi havere fondamento su la scientia di prospettiva, mi messi a pensare sopra la sua fabbrica: la quale finalmente ritrovai, e così perfettamente, che uno che ne ho fabbricato, supera di assai la fama di quello di Fiandra. Et essendo arrivato a Venetia voce che ne havevo fabbricato uno, sono 6 giorni che sono stato chiama[to] dalla Ser. ma Signioria, alla quale mi è convenuto mostrarlo et [in]sieme a tutto il Senato, con infinito stupore di tutti; e sono stati moltissimi i gentil'huomini e senatori, li quali, benchè vecchi, hanno più d'una volta fatte le scale de' più alti campanili di Vene[tia] per scoprire in mare vele e vasselli tanto lontani, che venendo a tutte vele verso il porto, passavano 2 hore e più di tempo avanti che, senza il mio occhiale, potessero essere veduti: perchè in somma l'effetto di questo strumento è il rappresentare quell'oggetto che è, ver[bi] gratia, lontano 50 miglia, così grande e vicino come se fussi lontano miglia 5.

Hora, havendo io conosciuto quanto vi sarebb[e] stato d'utitità per le cose sì di mare come di terra, e vedendolo desidera[..] da questo Ser. mo Principe, mi risolvetti il dì 25 stante di comparire in Coll[egio] e farne libero dono a Sua Ser. tà . Et essendomi stato hordinato nell'[...]re del Collegio che io mi trattenessi nella sala del Pregadi, di lì a poco [l']Ill. mo et Ecc. mo   S. Proccurator Prioli, che è uno de' Riformatori di s[...], uscì fuori di Collegio, e presomi per la mano mi disse come l'Ecc. mo Collegio, sapendo la maniera con la quale havevo servito per anni 17 in Padova, et havendo di più conosciuta la mia cortesia nel farli dono di cosa così accetta, haveva inmediate hordinato agli Ill. mi Sig. ri Riformatori, che, contentandomi io, mi rinnovassino la mia condotta in vita e con stipendio di fiorini 1000 l'anno; e che mancandomi ancora un anno a finire la condotta precedente, volevano che il stipendio cominciassi a corrermi il sopradetto presente giorno, facendomi dono dell'accrescimento d'un anno, cioè di fiorini 480 di Lire 6.4 per fiorino. Io, sapendo come la speranza ha le ale molto pigre e la fortuna velocissime, dissi che mi contentavo di quanto piaceva a S. Serenità. All'hora l'Ill. mo Prioli, abbracciandomi, disse: «E perchè io sono di settimana e mi tocca a comandare quello che m piace, voglio che oggi doppo desinare sia ragunato il Pregadi, cioè il Senato, e vi sia letta la vostra ricondotta e ballottata», sì come fu, restando piena con tutti i voti: talchè io mi trovo legato qua in vita, e bisognerà che io mi contenti di godere la patria qualche volta ne' mesi delle vacantie.