Incisione di L. Paradisi tratta dal quadro di Cristiano Banti del 1857.
Cristiano Banti raffigurò Galileo in età giovanile (mostra appena quarant'anni), in atteggiamento di sfida davanti a tre frati domenicani.

quadro a olio di C. Banti del 1857
Quadro di Cristiano Banti del 1857


Osservazioni

Galileo fu sottoposto a tortura?
Tra coloro che credono che Galileo fu torturato vi è ITALO MEREU, che ha esaminato criticamente la letteratura precedente nella sua Storia dell'intolleranza in Europa , (Milano 1979); invece Annibale FANTOLI, Il caso Galileo , (Milano 2003) ritiene che vi fu solo minaccia di tortura, al fine di accertare la sua disposizione a "fare ubbidienza".

Si trascrive quanto osservò in proposito Carlo Di Gleber nell'appendice al suo GALILEO GALILEI E LA CURIA ROMANA dal titolo SULLE ORME DI GALILEO (Firenze 1879, vol. II, pp.290-291, traduzione di Giovanni Prato) scrisse:
 

Dobbiamo qui fare ancora di un autografo menzione speciale: cioè della sottoscrizione del Galilei sotto il protocollo del suo ultimo interrogatorio dei 21 giugno, nel quale, come è noto, gli fu minacciata la tortura.

Gli si era intimato: che confessasse la verità, altrimenti si verrebbe a impiegare contro di lui rimedia juris et facti opportuna , che è quanto dire si procederebbe giusta le norme di diritto, che erano in uso presso il Sacro Tribunale.

Galileo risponde di non tenere né aver tenuta questa opinione del Copernico dopo che gli fu intimato di lasciarla, e aggiunge, colla rassegnazione della disperazione: del resto son qua nelle loro mani, faccino quello che gli piace .

Gli si ripete di dire la verità, altrimenti si passerà alla tortura.

Nel Protocollo dell'interrogatorio si legge la risposta del Galilei nell'eguale e freddamente uniforme scrittura del protocollista: «Io son qua per fare l'obbedienza, et non ho tenuta questa opinione dopo la determinazione fatta, come ho detto».

Un po' più sotto Galileo appone la sua sottoscrizione, che è eguale alle altre sotto gl'interrogatorî antecedenti: Io Galileo Galilei ho deposto come di sopra . Ma quale aspetto mostrano queste lettere, che prima rivelavano una mano ancora ferma! Da queste mute parole apparisce tutta la tremenda agitazione del Vecchio angustiato fino all'agonia. La mano che tracciava la sottoscrizione era tremante: devono in quel momento esser state mortali le angustie di mente e di cuore di quell'eccelso Martire della scienza: non v'era bisogno d'impiegare contro di lui la tortura materiale; la tortura morale lo aveva annientato.

 

Antonio Favaro ha scritto di questa stampa (Atti del Reale Instituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, A.A. 1912-913, Tomo LXXII – parte seconda, p. 1032): «Questa “vergogna del secolo” però fornì il soggetto al maggior numero di dipinti di soggetto Galileiano, tra i quali ricorderemo quello del Banti, del quale una incisione di L. Paradisi sopra disegno di G.Marrubini fu data in premio ai soci della Promotrice Fiorentina nel 1857 … Cristiano Banti raffigurò Galileo in età relativamente troppo giovanile (mostra appena quarant’anni) ed in atto di sfida e posa alquanto melodrammatica davanti a tre domenicani, uno dei quali levatosi in piedi indica sopra un libro e con atteggiamento che non ammette repliche il luogo d’un testo; degli altri due che gli seggono ai fianchi par dubbio il pensiero; ma insomma il momento colto dall’artista è quello del dibattito durante un interrogatorio». E, in nota, aggiunge: «esso figura nel catalogo della Esposizione di quell’anno col prezzo di 170 francesconi.